CORRIERE DELLA SERA
(m.ger.) Terremoto al vertice di Banca Carige con dimissioni a raffica nel consiglio di amministrazione, una semestrale in «rosso» (-29,4 milioni) e la fine, di fatto, dell’era Berneschi-Scajola alla guida del gruppo genovese. Dopo le crepe degli ultimi mesi, è arrivato il segnale, fortissimo, di una rottura tra i due grandi poteri all’interno della banca genovese: il presidente Giovanni Berneschi (con il vice Alessandro Scajola) e la fondazione Carige guidata da Flavio Repetto. Tra mercoledì notte e ieri sei membri del cda si sono dimessi. Quattro sono espressione della Fondazione che controlla (47%) la banca, due dei soci francesi di Bpce. Va ricordato che Berneschi e Scajola sono in cda (nonché presidente e vice) in quanto indicati dalla lista della Fondazione. Un gesto clamoroso messo in atto subito dopo aver approvato, all’unanimità, la semestrale. Ma anche un segnale alla Banca d’Italia che aveva chiesto un rinnovo della governance. Non è in discussione, invece, il rafforzamento patrimoniale da 800 milioni che sarà attuato con dismissioni e aumento di capitale. In una nota Fondazione Carige sottolinea che le dimissioni «a garanzia della regolare continuità dell’attività ordinaria della banca, avranno effetto solo con l’assemblea che deciderà sulle stesse o con il rinnovo del consiglio di amministrazione». Altri due francesi in cda avrebbero già le dimissioni in tasca e dunque con 8 poltrone vuote su 15 si prospetta la decadenza automatica del board. Intanto, in Piazza Affari, il direttore generale, Ennio La Monica, ha illustrato la semestrale che incorpora rettifiche di valore per 240 milioni. La raccolta diretta ha tenuto (+3,8% a 21 miliardi), stabile anche l’indiretta (-1,6% a 22,5 miliardi). Sulle cessioni, La Monica ha detto che c’è «un potenziale acquirente in data-room (l’accesso ai dati sensibili, ndr) per le assicurazioni»; per il 27% di Autofiori c’è una «trattativa in esclusiva» mentre per la Sgr è in dirittura d’arrivo la cessione ad Arca, con «un’importante plusvalenza».