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02.08.2013
Berneschi all'angolo in Carige

MF

 

di Luca Gualtieri
La posizione di Giovanni Berneschi al vertice di Banca Carige si fa di ora in ora sempre più traballante. L'uomo che per oltre un decennio è stato il dominus incontrastato dell'istituto genovese rischia di essere profondamente indebolito dal terremoto che sta squassando il consiglio di amministrazione della banca.
Lo tsunami è scoppiato in sordina nella notte tra mercoledì e giovedì, quando cinque consiglieri su 15 hanno rassegnato le dimissioni: Piergiorgio Alberti, Luigi Gastaldi, Giovanni Marongiu, Alessandro Repetto (tutti in quota FondazioneCarige, azionista di riferimento della banca al 47%) e Cesare Castelbarco Albani (espressione dei francesi di Bpce). Ieri pomeriggio un sesto consigliere ha fatto un passo indietro, Guido Pescione, anch'egli espressione dei soci francesi, mentre rumor interni danno per imminenti i forfait di Philippe Marie Michel Garsuault e Philippe Wattecamps, che potrebbero lasciare entro la prossima settimana. Ufficialmente il terremoto viene spiegato con motivazioni di carattere regolamentare. Le dimissioni, spiega Carige in una nota, «sono state motivate dall'esigenza di conferire un nuovo assetto alla governance della banca, in conformità alle generali linee di indirizzo della vigilanza, ferme restando le condivise strategie di rafforzamento patrimoniale della stessa».
Vero è che Bankitalia vigila da tempo su Carige. A fine 2012 l'istituto genovese, insieme ad altre 19 banche italiane, è stato sottoposto a un'ispezione di sistema focalizzata sul credito deteriorato. Proprio a febbraio Bankitalia suggerì ai vertici un piano di rafforzamento patrimoniale da 800 milioni, articolato in alcune cessioni mirate e un aumento di capitale. In primavera poi l'ispezione straordinaria si trasformò in una verifica ordinaria generale relativa a sistemi informativi, finanza, personale e credito. Gli uomini della Vigilanza avrebbero terminato il loro lavoro soltanto a luglio e il verbale ispettivo potrebbe essere reso noto entro l'autunno. Se insomma l'attenzione di Bankitalia per Carige non è una novità, non è chiaro quali siano state le specifiche richieste in materia di governance. Ieri è circolata l'ipotesi che l'emorragia di consiglieri fosse dovuta alle nuove normative sulle quote rosa o sulla riduzione delle poltrone. Appare tuttavia improbabile e irrituale che la Vigilanza abbia suggerito una raffica di dimissioni, rischiando così di gettare la banca nel caos.
Tanto più che fonti finanziarie suggeriscono un'interpretazione assai diversa del terremoto di ieri. Il colpo di scena viene spiegato alla luce del confronto in atto fra Berneschi e il numero uno della Fondazione Flavio Repetto. Il piano di rafforzamento patrimoniale annunciato a febbraio avrebbe infatti guastato i rapporti tra i due dominus della finanza genovese. Da un lato l'ipotesi iniziale di un cospicuo aumento di capitale non va a genio all'ente che, per non diluirsi, dovrebbe sborsare una cifra considerevole. D'altra parte Berneschi è consapevole che le cessioni di asset potrebbero non bastare per raccogliere le risorse chieste da Bankitalia e che la ricapitalizzazione sarà difficilmente aggirabile. Le dimissioni dei consiglieri in quota alla Fondazione sarebbero insomma l'ultima, clamorosa tappa di questo confronto. Con esiti ancora tutti da definire. Nelle ultime ore si sono infatti inseguiti i rumor più contrastanti e qualcuno ha perfino ipotizzato le imminenti dimissioni di Berneschi. Di certo Bankitalia non resterà a guardare e potrebbe anzi intervenire per evitare la destabilizzazione di uno dei principali istituti quotati italiani.
In ogni caso proprio ieri l'ente guidato da Repetto ha gettato acqua sul fuoco: «La responsabilità dei consiglieri dimissionari confermata anche dalla preventiva approvazione dei conti del semestre all'unanimità, è un'ulteriore dimostrazione della comune volontà di assicurare a Banca Carige le migliori condizioni per la ripresa del suo sviluppo», ha spiegato la Fondazione, che ha anche convocato urgentemente il consiglio di amministrazione e il consiglio di indirizzo per le «opportune informazioni ed eventuali relative determinazioni». Anche il direttore generale Ennio La Monica ha gettato acqua sul fuoco e, in un incontro con la stampa, si è detto «certo del sostegno dei soci», che hanno «fiducia nella struttura manageriale».
Sempre ieri intanto sono stati presentati i risultati semestrali che registrano una perdita di 29,4 milioni e rettifiche di valore dei crediti salite dai 74 milioni del semestre 2012 a 240,7 milioni. I conti sono stati sostenuti dalle poste finanziarie, salite da 30,6 milioni a 123,5 milioni, e dalla riduzione dei costi operativi, scesi del 12,2%. Durante la presentazione La Monica ha annunciato l'imminente cessione della sgr per una cifra superiore a 80 milioni (l'operazione è attesa per oggi) e l'ingresso in data room di un potenziale acquirente italiano per Carige Assicurazioni e Carige Vita. Secondo il dg «settembre sarà un mese chiave» e l'intero iter sarà concluso entro l'anno, aumento di capitale compreso. (riproduzione riservata)
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